Mons. Michael Hoang Duc Oanh invia una lettera al vice-capo della provincia di Nghe-An, autore della campagna diffamatoria contro il vescovo di Vinh. Il prelato esprime solidarietà a mons. Paul Nguyen Thai Hop e chiede la fine delle persecuzioni. E auspica un processo di “riconciliazione” fra governo e popolo.

Hanoi (AsiaNews) - Il vescovo di Kontum, negli altipiani centrali del Vietnam, chiede alle autorità vietnamite la fine degli attacchi diffamatori contro il vescovo di Vinh e l'inizio di un processo di riconciliazione con il suo popolo. In una lettera inviata a Thai Van Hang, vice-capo della provincia di Nghe-An, mons. Michael Hoang Duc Oanh invita l'amministrazione locale a "non gettare ulteriore benzina sul fuoco" e a non "provocare ulteriori sofferenze" a una popolazione già segnata dai danni inferti "dall'uomo e dagli elementi naturali". Il riferimento è al passaggio la scorsa settimana del tifone Wutif, con inondazioni di strade, sradicamento di alberi e linee elettriche, la distruzione di migliaia di case e alcune chiese.

Da tempo la diocesi di Vinh, guidata da mons. Paul Nguyen Thai Hop, è al centro di una campagna diffamatoria promossa dai vertici governativi. La situazione è precipitata il 4 settembre scorso, quando centinaia di fedeli della parrocchia di My Yen sono scesi in piazza per la liberazione di due cattolici, in carcere da mesi senza aver commesso alcun reato. In risposta, la polizia ha attaccato i manifestanti provocando decine di feriti e compiendo numerosi fermi. Nei giorni seguenti, il vescovo è intervenuto condannando con fermezza la violenta repressione.

Fonti locali riferiscono che dietro gli attacchi contro i cattolici vi sarebbe la mano di Thai Van Hang, il quale ha poi ordito la campagna diffamatoria sui media locali e nazionali ai danni di mons. Paul e dell'intera diocesi. Il vice-capo della provincia ha inviato a tutti i vescovi vietnamiti un durissimo comunicato, in cui chiedeva di isolare il vescovo di Vinh e imporne di fatto il trasferimento dalla zona. A scatenare l'ira del funzionario governativo l'intervista rilasciata dal prelato ad AsiaNews il 18 settembre scorso, in cui descriveva la situazione dei cristiani come "pericolosa e preoccupante", appellandosi poi alla comunità internazionale per la fine delle ripetute violazioni ai diritti umani e il rilascio dei due cattolici di My Yen.

Nella lettera a difesa del confratello, il vescovo di Kontum respinge le accuse ed elenca gli attacchi che "io stesso ho subito" nel corso degli anni e che "ricordano da vicino i fatti di MyYen": Hieu Dao Church (1975), Ninh Duc Church (1982), i terreni della Le Chi Church (1996), le persecuzioni anticattoliche a K'bang e Kon Chro (2010), Turia Yop (2012), o le ultime ferite a Dak Pan, che versano ancora oggi sangue. In tutti questi casi, spiega mons. Michael Hoang Duc Oanh, le autorità hanno detto di agire "per il bene comune" contro gente che "ha commesso ogni sorta di peccato" provocando disturbo dell'ordine pubblico, attaccando funzionari e tendando di rovesciare il legittimo governo. "Ora basta raccontare bugie al popolo" conclude il prelato, che auspica la fine degli attacchi - fisici e verbali - contro i cattolici, il rispetto della libertà religiosa e dei diritti politici e civili.